“VOYAGER – AI CONFINI DELLA CONOSCENZA”
PUNTATA DEL 1 SETTEMBRE 2014

Quando Roberto Giacobbo mi ha proposto di intervenire nell’ultima puntata della stagione estiva di “Voyager – ai confini della conoscenza”, trasmessa su Rai 2 lunedì 1 settembre 2014 ed affrontare così il tema dei contatti fra “Vecchio” e “Nuovo Mondo” prima di Colombo, ho subito risposto positivamente e con grande emozione. Questo mio entusiasmo è stato acceso non solo dal prestigio di poter partecipare nuovamente alla mia trasmissione preferita, ma anche e soprattutto dall’opportunità di approfondire temi che studio ormai da molti anni e che ho già ampiamente trattato nel mio libro “Misteri di ogni tempo”.

Questo volume infatti si apre proprio con la narrazione dell’epica impresa oltreoceano compiuta dai navigatori tolemaici Rata e Maui: probabili artefici della prima traversata transatlantica della storia nel lontanissimo 232 a. C. e quindi ben diciassette secoli prima del viaggio effettuato dallo scopritore ufficiale del continente americano.

Ma come si è più volte raccontato, anche i Templari, sebbene in epoca più recente e comunque anteriore al 1492, avrebbero raggiunto le coste americane e precisamente quelle dell’odierno New England. Successivamente i Cavalieri del Sacro Ordine avrebbero fondato le colonie di Newport, nell’attuale Rhode Island e di Luisburg, oggi nota come Nuova Scozia. Proprio questa provincia canadese incorpora la mitica Oak Island, ossia l’isola resa celebre dall’inespugnabile “Money Pit” o “Pozzo del Denaro”: il profondissimo pozzo che i Templari avrebbero scavato per poi celarvi il loro inestimabile tesoro e soprattutto l’introvabile Santo Graal.

Ma come potevano i Templari conoscere l’esistenza di un “Nuovo Mondo” un secolo prima dell’impresa di Cristoforo Colombo e soprattutto come potevano sapere esattamente la rotta da seguire per poterlo raggiungere? Vi è chi teorizza che fossero in possesso di mappe antichissime, addirittura più vecchie di quella del leggendario pirata turco Piri Re’is. Gli interrogativi però non finiscono qui: sembra infatti risalire ad un’epoca addirittura anteriore alla traversata templare e precisamente al VI secolo d.C., il viaggio in “America” dei monaci irlandesi Culdee, in fuga dalla persecuzione norrena. Proprio a questi ultimi viene da molti attribuita l’edificazione dei famosi siti megalitici americani di Gungywamp e America’s Stonehenge ed una prova della loro matrice europea andrebbe ravvisata nel fatto che anche queste costruzioni, esattamente come le strutture megalitiche dello Wiltshire inglese, rispecchino perfetti allineamenti astronomici.

D’altronde il leggendario navigatore norvegese Thor Heyerdahl, effettuando traversate oceaniche a bordo di rudimentali imbarcazioni che riproducevano esattamente quelle utilizzate lungo il Nilo ai tempi dei faraoni, dimostrò che i contatti marittimi fra gli abitanti dei diversi continenti erano possibili già in epoche molto remote. Heyerdahl quindi corroborò l’assoluta fondatezza della cosiddetta “Teoria Diffusionista”: quella secondo la quale fra le antiche popolazioni residenti sulle rive opposte degli oceani sarebbero intervenuti scambi e reciproche influenze ben prima del periodo indicato dalla storiografia ufficiale. Un’ulteriore conferma in tal senso andrebbe riconosciuta nelle incisioni scoperte nella Grotta di Anubis, che si trova vicino a Tulsa, in Oklahoma. Infatti, all’interno di questa caverna sono state riscontrate raffigurazioni di divinità egizie come Anubis e Api, ma anche segni che ricordano l’antica “scrittura ogamica”, utilizzata dalle popolazioni celtiche dell’Irlanda e della Scozia fino al IV secolo d.C..

Proprio il “diffusionismo” quindi spiegherebbe quei denominatori comuni che sembrano legare le culture dei popoli del nord Africa, del nord Europa e del continente americano: un patrimonio che comprende geroglifici, calendari, divinità, tecniche di mummificazione, tecniche di costruzione navale e soprattutto tecniche architettoniche. Ecco perché costruzioni megalitiche come le Piramidi sono presenti non solo in Egitto ma anche in Perù, Messico e in tanti altri paesi del mondo!

Le correlazioni fra i siti megalitici europei, quelli egizi e quelli americani quindi sono assolutamente evidenti e non è poi così azzardato immaginare di poter ricondurre tutte queste impressionanti strutture ad una “stessa mano”. Capire di chi fosse questa “mano” rimane un mistero su cui varrà la pena tornare.