Contatti precolombiani fra le due rive dell’oceano

Gli antichi egizi sono sempre stati ammirati per la straordinaria abilità architettonica ed ingegneristica dimostrata nella costruzione delle piramidi, ma probabilmente è doveroso stimarli anche per le eccezionali competenze che possedevano nel campo della nautica.

Pare infatti che gli uomini del Nilo fossero non solo dei grandi edificatori ma anche dei provetti navigatori. Di questo era convinto Barry Fell, illustre epigrafista, linguista e biologo marino presso l’Università di Harvard, che negli Anni Settanta del Novecento giunse ad attribuire proprio agli antichi egizi nientemeno che la scoperta di quello che oggi conosciamo come continente americano. Più precisamente Fell raccontò che nel 232 a.C. una flotta composta da sei navi, guidata dal Capitano Rata e dal Navigatore Maui, su ordine del faraone alessandrino Tolomeo III, lasciò un porto della Cirenaica per risalire il corso del Nilo e per poi immettersi nel Mar Rosso attraverso il canale navigabile dei Faraoni; quindi i navigatori egiziani intrapresero una rotta che li portò ad attraversare l’Oceano Indiano e a raggiungere la Nuova Guinea Occidentale Indonesiana. Da qui il loro viaggio sarebbe proseguito lungo l’Oceano Pacifico fino alle coste dell’America Centrale e precisamente fino alla Baja California. A questo punto Rata e Maui avrebbero disceso la costa ovest dell’America Centrale alla ricerca di un varco che permettesse loro di portarsi sull’opposta costa est, ma il Canale di Panama non esisteva ancora e quindi furono costretti a tornare indietro. Le navi egiziane dovettero così affrontare un lungo viaggio a ritroso, fino a raggiungere località fra loro molto lontane. La flotta di Rata e Maui si sarebbe infatti frammentata e divisa, sicché le varie navi che la componevano avrebbero trovato approdi differenti. Una di queste imbarcazioni avrebbe raggiunto l’Isola di Pasqua, dove poi i discendenti di Maui avrebbero innalzato i celebri Moai. C’è infatti chi sostiene che la civiltà di Rapa Nui sia stata fondata dagli eredi di questi antichi viaggiatori egizi, che si sarebbero congiunti alle donne indigene. Un’altra nave avrebbe invece fatto naufragio sull’Isola di Pitcairn, resa successivamente famosa dallo storico ammutinamento del Bounty. La terza e la quarta nave sarebbero arrivate rispettivamente nell’attuale Nuova Zelanda ed in Australia. Infine le ultime due navi della flotta si sarebbero fermate sulla costa centroamericana, attraccando in prossimità dell’odierna Santiago del Cile. Ovviamente, dopo aver descritto nel dettaglio l’epica traversata di Rata e Maui, è spontaneo chiedersi quale fu lo scopo di questo viaggio. Dato che la flotta egizia ad un certo momento si sciolse e gli equipaggi delle varie navi andarono ad occupare tanti luoghi diversi, si può essere indotti a credere che Rata e Maui furono incaricati di svolgere un’autentica missione di conquista e colonizzazione di nuove terre, anche perché è accertato che all’epoca il faraone Tolomeo III inviasse i suoi marinai migliori nei posti più disparati alla ricerca di oro e argento. Tuttavia l’obiettivo dei due navigatori egizi non fu quello di sottomettere e sfruttare “nuovi mondi”, ma quello ben più nobile di dimostrare una teoria scientifica per l’epoca assolutamente all’avanguardia … (continua su “Archeo Misteri Magazine” – n. 7, maggio 2015).